FISICA ARC
… la domanda non è semplice anche se mi sono fatto un idea considerando alcune situazioni che purtroppo noi Tecnici ci troviamo ad affrontare. La vita nelle città. la scuola. la Famiglia. la costituzione fisica. La vita nelle città, è sostanzialmente sedentaria ad eccezion fatta per quei soggetti che vanno nei parchi cittadini a correre per riempirsi i polmoni di inquinanti e dei ciclisti che vestiti come se partecipassero al Giro D’Italia sfrecciano senza rispettare il codice della strada e ti mandano a «quel paese» in un attimo se glielo fai notare o per le palestre che raccolgono i pentiti con la pancetta che corrono sui tapis roulant o alzano pesi a più non possono e sono senza una guida che gli dica cosa fare nel modo corretto, in pratica vanno a farsi del male da soli.
Il risultato, per esperienza è quello che alla pratica del tiro con l’arco arrivano ragazzi che se hanno fatto palestra e si sono creati dei muscoli solo adatti ad essere fotografati nei selfi, incapaci di qualsiasi movimento che consideri la mobilità articolare. Siamo nell’era dell’apparire e non dell’essere è e sarà un gravissimo guaio a livello planetario. La scuola : fate mente locale a cosa sapete a livello informativo sulla ginnastica che praticano i vostri figli o nipoti, nella maggio parte dei casi vi diranno che giocano a tirarsi la palla uno con l’altro e cercano di infilarla in un cestino posto in alto. Niente più programmazione che tenga conto dell’alunno e delle su capacità, da quelle motoria a quelle congnitive, si passa nella maggior parte dei casi a far correre i ragazzi che non sono coordinati, provate a dire ad un alunno di 10 anni di palleggiare con un pallina tra una mano e l’altra o a far rimbalzare la pallina sul muro e prenderla con una mano sola, ci sarà da ridere o piangere su dova siamo arrivati. Ho provato a far eseguire delle capriole sui materassini della palestra, sono restato allibito, non sanno fare le capriole, allora per riprendermi ho provato a chiedergli di rotolare su se stessi, non lo sanno fare, ho smesso di farmi del male….. Nella scuola, nonostante i Docenti con tanto di Laurea e per paura che i ragazzi si facciano del male, visto come sono messi, non si incrementa nessun tipo di capacità, lo sport è socializzazione e rispetto per gli altri, ed invece diventa un momento per far scaricare le ansie e problematiche di famiglie problematiche e perchè no, della vita stressante della città. La famiglia: Dopo tanti anni come Tecnico devo dire che è triste rilavare che moltissimi ragazzi hanno situazioni Famigliari difficili, genitori separati, genitori che non si parlano anche vivendo nella stessa casa, mancanza di lavoro e difficoltà finanziarie, una società che per il momento non si interessa molto della Famiglia come insieme di «singolarità», ognuna con dei passati di vita, con esperienze diverse anche traumatiche. I ragazzi ne risentono moltissimo anche quando diventano grandi. Le ferite del cuore non si rimarginano velocemente ma persistono e quando sei li a concentrarti per tirare la freccia, affiorano e ti graffiano. Sapete tutti che il Tiro con l’arco è uno sport di concentrazione, controllo totale sul proprio corpo e sulla propria mente, queste tensioni famigliare vissute in passato o in corso sono deleterie, sarebbe il caso che per alcune situazioni ci fasse uno psicologo a guidare il Tecnico, fare del male per una parola espressa con tono più risoluto o far notare una differenza a che già soffre dentro e non lo esprire è come accendere la miccia dell’abbandono dello sport. Vogliamo discutere sui genitori che spingono i figli ad essere il migliore sempre a qualsiasi costo, questi genitori non avendo avuto successi personali, riflettono sul figlio le attese di successo che non hanno avuto, quanti ne conosciamo?, dotano il figlio di archi ultimo modello così come gli accessori, spingono i figli a fare gare quasi ogni fine settimana, non considerando che i figli devono fare i compiti e socializzare tra di loro e non con un arco in mano che gli impegna molto ed a volte è chiara la reazione di abbandono. La costituzione fisica: Per tutti gli sport e per tutti i Tecnici è importante conoscere il soggetto che ci si trova davanti, che sia piccolo o grande, parta con se «il vissuto» personale, pieno di esperienze belle e brutte, magari di traumi di qualsiasi tipo, queste variabili possono influenzare il fisico dell’Atleta, molto fa il DNA e con quello c’è poco da fare, valutare sempre lo sviluppo osseo e muscolare ci aiuta a scegliere quale strada intraprendere nell’allenamento, quali esercizi fare per primi e con quale volume ed intensità, non capisco proprio chi allena solo sul volume delle freccie, «oggi devi tirare 200 frecce» per me non ha senso. Molte volte mi sono trovato a variare i libraggi degli Atleti che arrivano e non lo ho fatto in base all’altezza (metodo assurdo) ma guardandoli, sentendo con un semplice tocco sulla spalla il volume dei muscolo, iniziare con un libraggio adeguato al fisico ed alla sua costituzione è una regola seguo da sempre e mi sono sempre trovato bene. I test: … test semplici con tutte le caratteristiche per individuare le criticità, divertenti perchè non abbiamo a che fare con Professionisti obbligati a seguirci da un contratto, anche test che non sembrano relazionarsi con il tiro con l’arco ma che servono a verificare il comportamento del soggetto. possibilmente sempre in gruppo per affievolire la senzazione di «esame» che potrebbe esserci, ridere e scherzare mantenendo professionalità. I «circuiti» sono fantastici per vedere cosa sia il buon umore e la felicità dei giovani. Somministrare, come sempre detto anche in altri capitoli, dei test che diano un valore constatabile nel tempo, ripetibili più volte in un anno ed in momenti specifici della preparazione, non dimenticate mai che state testando una persona non criticate mai i risultati ma agite sul programma di allenamento, coinvolgete l’atleta nelle vostre scelte di cambiamento di programma ma non sui risultati specifici del test perchè potrebbe innescare la paura e la tensione interna dell’insuccesso.
Perchè i test
Fontana Alessandro - Allenatore e Docente incaricato FITARCO